Tema sempre più presente nel mondo della dermocosmesi, l’Ethnic Skin Care avanza anche in Europa. Ci stuzzica da Occidente, gli Stati Uniti d’America, dove il melting pot è una vecchia acquisizione con un mercato, lato domanda e lato offerta, che si esprime in modo chiaro e vivo da tempo. E ci stuzzica da Oriente, dove l’attenzione alla cura della pelle è anche rito e tradizione che affascina ed esporta i suoi modelli, il suo mood e la ricerca.
SCIENZA O MARKETING?
Non pochi considerano il fenomeno un affare più di marketing che di dermocosmesi. La grande domanda è infatti “le differenze etniche comportano concrete differenze sul piano dermatologico?” La comunità scientifica cerca risposte univoche e definitive; indiscutibile resta il quid distintivo comune a tutto il genere umano, a prescindere dal colore della pelle: ognuna necessita di gesti e soluzioni adeguati alla tipologia, normale, secca, grassa o mista.
Tuttavia, tra i vari gruppi etnici emerge una diversa incidenza e predisposizione ad alcune problematiche, il che giustifica l’opportunità di risposte mirate e, a monte di questo, di una consapevolezza e competenza da parte di chi offre il consiglio specializzato, e quindi dell’addetta al reparto dermocosmetico della farmacia.
Da non dimenticare che il fattore “colore” ha un ruolo significativo nei tempi e nelle modalità di invecchiamento cutaneo; pertanto è bene che le soluzioni dermocosmetiche per tenergli testa ne tengano conto.
QUALI PRODOTTI?
Quando parliamo di ethnic skin care, parliamo praticamente di tutto: dai trattamenti topici per la cura e la detersione di viso e corpo, alle protezioni solari, ai prodotti per la cura, la detersione e lo styling dei capelli, fino agli integratori e, naturalmente, al make up. Prodotti, questi, che tengono conto della pigmentazione specifica e delle problematiche a cui va più facilmente incontro la pelle di un determinato gruppo etnico, prestando attenzione all’eventuale sensibilità e reattività a irritanti o principi attivi.
Nell’offerta make up il grado di pigmentazione, i gusti e le preferenze etniche sono sempre più temi core: il numero di case che ampliano la gamma di nuance dei fondotinta e di tutti i pigmenti è in crescita proprio allo scopo di valorizzare il viso a ogni latitudine.
RIFLESSIONI E NUOVE OPPORTUNITÀ
Sul make up la farmacia continua a stare dietro alla profumeria. Consideriamo che presso i canali tradizionali, almeno nel nostro Paese, la donna con pelle diversa da quella caucasica oggi riesce a soddisfare solo in parte le proprie esigenze.
La risposta che cerca, infatti, la trova spesso nell’acquisto on line, magari su siti stranieri. Una modalità certamente impersonale e che espone ai rischi del fai da te, in particolare se parliamo dei prodotti schiarenti, molto utilizzati dalla popolazione asiatica e nera, sia per cultura estetica sia per l’elevata incidenza in entrambi i casi di fenomeni di iperpigmentazione.
La multietnicità della società, nella fattispecie di quella italiana, suggerisce dunque l’opportunità di adeguare l’offerta dermocosmetica, e alla farmacia offre anche la possibilità di essere canale di riferimento affidabile e sicuro, luogo del consiglio dermocosmetico multietnico che sa incontrare il bisogno di benessere e bellezza delle donne (e degli uomini!) originarie di aree geografiche differenti dalla nostra. Ecco perché è importante approfondire la conoscenza delle caratteristiche e delle problematiche cutanee più diffuse tra le persone asiatiche, mediorientali, africane o ispaniche. Se a questa si aggiunge la conoscenza degli specifici aspetti culturali che sottendono le abitudini nella cura della persona e della pelle, il consiglio, più profondo e personalizzato, aumenta ulteriormente il suo valore.
Gruppi etnici e specifiche esigenze dermocosmetiche
Con il supporto dell’equipe tecnica di We! wellness, riporto di seguito alcuni spunti riferiti a esigenze con cui si entra facilmente in contatto nella quotidiana gestione del consiglio dermocosmetico. Iniziamo con un elemento macroscopico: la quantità di pigmento melanico, essenziale nel regolare la resistenza della pelle all’esposizione ai raggi UV ed elemento coinvolto nel processo di invecchiamento cutaneo.
Se guardiamo al grado di pigmentazione nei diversi gruppi razziali, la differenza risiede nel tipo e numero di melanosomi prodotti, nella loro distribuzione all’interno dei cheratinociti, nella distribuzione del pigmento in tutti gli strati dell’epidermide e nella quantità di eumelanina prodotta. Ci sono tuttavia altre differenze che possono influenzare lo stato di salute generale della pelle e come risponde agli irritanti esterni.
PELLE NERA
Inquadrata nei fototipi V e VI della scala di Fitzpatrick, è certamente la pelle meno sensibile ai raggi UV, pur essendo comunque esposta al rischio di danni da eccessiva fotoesposizione. La protezione solare è quindi opportuna, preferendo gli schermi ai filtri, poiché non vengono assorbiti dalla pelle e oggi, con le formulazioni più moderne, non lasciano l’antiestetico velo biancastro.
Tra le problematiche cutanee più diffuse c’è l’iperpigmentazione, in particolare post-infiammatoria e frequente nelle persone -molto numerose- con pelle acneica. A essere comuni sono gli inestetismi di origine post- infiammatoria in generale, basti pensare che nelle persone di pelle scura traumatismi anche minimi producono facilmente cicatrici massive deturpanti, cheloidi e cicatrici ipertrofiche, lichenificazione.
Specifica di questo gruppo etnico è poi la Dermatosis Papulosa Nigra (DPN) che si presenta con piccole lesioni benigne su tutto il viso e insorge soprattutto con l’avanzare dell’età. Diffusa è anche la xerosi, su cute e cuoio capelluto, che se trattata con oli e sostanze grasse che generano disturbi follicolo-occlusivi porta facilmente alla cosiddetta cute cinerea.
Pur essendo la meno reattiva alle irritazioni, la pelle nera ha una sensibilità molto elevata ad alcuni allergeni come nichel e cromo, che possono provocare lichenificazione e iperpigmentazione.
Parlando di invecchiamento, i segni del tempo compaiono più tardi che sulla pelle chiara con il formarsi di rughe profonde principalmente nella zona nasolabiale.
I capelli, crespi con sezione di taglio ellittica o appiattita, sono più fragili e tendono ad alterarsi spontaneamente. Ed è proprio la cura dei capelli ad avere un posto centrale nella beauty routine delle donne.
Infine, favorita dalla struttura stessa del follicolo pilifero, un’altra problematica comune è rappresentata dai peli incarniti, che richiede particolari accorgimenti sul piano della depilazione e della prevenzione.
PELLE ASIATICA
Il continente asiatico, per dimensioni e varietà etnica, è naturalmente caratterizzato dalla presenza di diversi fototipi ascrivibili alla scala di Fitzpatrick. Le tipologie di pelle asiatica che incontriamo frequentemente nelle nostre comunità fanno riferimento perlopiù ai fototipi III, IV e V.
Anche la pelle asiatica, caratterizzata da un maggiore livello di idratazione naturale e da una maggiore quantità di melanina rispetto alla pelle caucasica, fa i conti in modo significativo con l’iperpigmentazione -macchie scure, lentiggini, generale discromia cutanea- e, con minore incidenza, con l’ipopigmentazione -specie nel sud dell’Asia è diffusa la vitiligine. Ecco che lo sbiancamento dell’incarnato è una delle principali preoccupazioni delle donne: il 37% delle vendite mondiali di prodotti schiarenti per la pelle avviene nei paesi asiatici. Anche per la pelle asiatica, a tendenza grassa, l’acne è un problema comune che si presenta spesso con cheloidi, protuberanze dure, arrossamenti e successive cicatrici o macchie cutanee. Altra caratteristica rilevante è la sensibilità e reattività cutanea, con arrossamenti e infiammazioni frequenti causati, per esempio, dall’inquinamento.
Sul tema invecchiamento, si sa, le donne orientali manifestano le prime rughe in media 10 anni dopo le caucasiche. Poco accentuate, e concentrate in corrispondenza di zampe di gallina, fronte, contorno occhi e bocca, dopo i 40 anni diventano più ampie e profonde, ma superati i 60 anni variano molto poco. Eppure già intorno ai 30 anni compaiono le prime macchie cutanee su guance, fronte e zone foto-esposte con accumuli di melanina, per poi accentuarsi intorno ai 50 anni. Con l’età, inoltre, la pelle ingiallisce in conseguenza dell’esposizione solare, degli ormoni che alterano la melanogenesi e di una probabile origine genetica.
Complici i ritmi e uno stile di vita sempre più frenetico, le occhiaie sono un tema a cui la donna asiatica è oggi particolarmente sensibile. I capelli, a sezione di taglio arrotondata con fusto pilifero dritto o rigido, non presentano particolari criticità.
PELLE ISPANICA
Corrisponde al tipo IV della scala dei fototipi di Fitzpatrick, per cui è una pelle che si scotta difficilmente e si abbronza molto facilmente e bene.
Più resistente di quella caucasica, è molto simile alla pelle orientale essendo soggetta a problemi di iperpigmentazione. In particolare, il melasma è comune tra le donne soprattutto in gravidanza e con l’avanzare dell’età. Anche l’ipopigmentazione si manifesta frequentemente con la vitiligine.
A spiccata tendenza grassa, con pori larghi, è una pelle frequentemente colpita dall’acne cistica che può comparire sia durante l’adolescenza che intorno ai 20 anni.
Diffusa tra gli ispanici è anche la formazione post-infiammatoria di cheloidi e cicatrici evidenti, o la comparsa di smagliature a seguito di un dimagrimento e dopo il parto. Con l’avanzare dell’età, sebbene la comparsa delle rughe sia più lenta, anche questa è una pelle molto soggetta alle discromie cutanee.
I capelli hanno sezione di taglio arrotondata con fusto pilifero dritto o rigido e non presentano particolari criticità.